Dal 17 maggio nella Chiesa di Santa Caterina di Lucca e a GreenheArt
A cura di Alessandro Romanini, in collaborazione con l’Associazione Paola Favilla
Arriva in città la prima mostra contemporanea ad inaugurare il nuovo percorso di iniziative ed espressioni artistiche in questa era post lockdown, nell’ambito degli appuntamenti di VIVI LUCCA: sarà la GAIA VISIONE, di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti. La si potrà visitare presso lo spazio della Chiesa di Santa Caterina, dal giovedì alla domenica, dalle 17 alle 19.
La GAIA VISIONE, è a cura di Alessandro Romanini ed è promossa in collaborazione con l’Associazione Paola Favilla, che fa capo a GreenheArt Gardens & Lifestyle, la community ed emotional space nel cuore, appunto, dei Vivai Paola Favilla.
“Bisogna ricominciare, con coraggio”, spiega la referente di GreenheArt Debora Pioli, “e lo facciamo partendo dallo sguardo non accondiscendente di due artiste di grande talento. Questa è per noi la prima mostra diffusa, che avrà una sua anima a Santa Caterina, e un’altra, in contemporanea, proprio a GreenheArt, a Picciorana. Uno spazio non convenzionale, dedicato principalmente all'”arte dello stare bene”, nella consapevolezza che ognuno di noi ha un “giardino interiore” (e non solo) di cui prendersi cura. GreenheArt vive non a caso nel cuore dei Vivai Paola Favilla, dove poter trovare sempre nuove energie grazie al potere rigenerante della natura.”
“Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti”, spiega il curatore Alessandro Romanini, “sin dall’inizio della loro formazione artistica, lavorano su concetti ed elementi strettamente connessi all’ambiente e alla natura, intese in tutte le loro declinazioni etiche, filosofiche, storico-artistiche, di memoria collettiva e di sensibilità ambientale.”
Lo sguardo fotografico della Binotto agisce in una dimensione di analisi e selezione dei referenti reali, su cui l’uomo è intervenuto, attivando un dialogo fra natura e cultura. La macchina fotografica svolge la funzione originaria di strumento in grado di fermare il tempo, cristallizzare i ricordi e tradurli in una forma tramandabile ai posteri. Lo sguardo “femminile” si declina anche nell’analisi di tematiche prettamente sentimentali (intese in un’accezione lessicale) e dei legami umani, così pure in quelle in cui lo spazio urbano e la sua stratificazione antropica diventano il laboratorio delle relazioni umane rilette in una chiave diacronica.
Valentina Ramacciotti, fotografa, scrittrice, artista e docente di materie artistiche, sviluppa una ricerca da oltre 20 anni, legata alla natura e alle sue funzioni di “sismografo dello Zeitgeist”. Natura colta nella relazione con la dimensione umana, con l’impatto – molto spesso traumatico – che quest’ultimo provoca. Da esperta narratrice, sviluppa un racconto fotografico in cui declina la dimensione umana in un contesto arcadico, dove incontrare la vita oppure – come in questa particolare selezione da “How killed myself” – la morte.
Entrambe le fotografe, sono caratterizzate da una sensibilità iconografica femminile – per tematica e grazie del tocco – e da una relazione con la dimensione Gaia, nella sua dinamica etimologica, da Gea, la dea primordiale della mitologia greca, la potenza divina della terra.
Affinché ogni visitatore possa rifondare una nuova “visione”, di questa nuova terra: la nostra, superstite ancora da salvare.